Medieval 2 Total War
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Il miglior generale di sempre

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2014 15:50
07/04/2011 01:32
 
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Non mi sento in grado di dire quale sia il più grande generale della storia; questo perchè ho conoscenze piuttosto discontinue: sono informatissimo sulle due guerre mondiali, discretamente preparato su medioevo e età moderna, piuttosto scarso sull'antichità.

Tra i militari che apprezzo di più, sicuramente il re di Svezia Gustavo II Adolfo, piuttosto ignorato qui in Italia perchè fu protagonista di quella Guerra dei Trent'Anni a noi lontana.

(questa ce l'ho appesa in camera, ridisegnata da me)

Gustavo non fu grande tanto come comandante di campo, quanto come riformatore dell'Arte militare.
Reintrodusse la carica di cavalleria (abbandonata da secoli da tutti, esclusi i polacchi contro cui egli stesso aveva combattuto), fece diminuire il peso delle armi di picchieri e moschettieri rendendole al contempo più affidabili, portò sul campo quella disposizione su tre file dei fucilieri che avrebbe reso famosi, un secolo dopo, gli inarrestabili Prussiani, introdusse reggimenti di artiglieria leggera molto manovrabile che prima di lui era pura utopia.
La combinazione di queste armi, da lui magistralmente guidata sul campo, risultò micidiale non soltanto contro polacchi e danesi -che tutto sommato non erano 'sti grandi avversari- ma soprattutto contro le armate imperiali.
Inoltre, se non mi sbaglio di grosso gli svedesi di Gustavo furono i primi a vestire delle vere e proprie divise.

Il sito Warfare cita: "Gustavo Adolfo è un precursore della guerra moderna: egli, infatti, inventa la tattica lineare, rimasta praticamente invariata fino alla Prima Guerra Mondiale: ma anche oggi, nell'era atomica, le intuizioni di Gustavo Adolfo sono perennemente fissate nell'arte militare."
L'arte gustaviana fu studiata da molti, Napoleone in primis, e se non erro da altri nomi illustri come -vado a memoria- Patton, Rommel, forse Federico II, e altri che mi sfuggono.

Per colmo della sfortuna, morì di fuoco amico mentre guidava la carica della sua cavalleria, i terribili Hackapell finlandesi. Aveva già conquistato mezza Germania, disfacendo le armate di Tilly e apprestandosi allo scontro con Wallenstein.
Presso i protestanti tedeschi, che lo vedevano come il "Leone venuto dal nord" profettizato da un loro poema, e ovviamente presso il suo popolo l'immagine di Gustavo è tuttora venerata come quella di un grande eroe (il "Gustavus Adolphus Day" cade -vado ancora a memoria- il 16 novembre).


Ovviamente, altro posto d'onore spetta a Erwin Rommel, la "Volpe del deserto", chiamato addirittura da alcuni "l'ultimo dei cavalieri".

(questa invece l'ho fatta stampare su una t-shirt)

Riassumere una figura così straordinaria in poche righe è difficile (la biografia che ho letto è qualcosa come 700 pagine scritte in caratteri microscopici); di Rommel non sono ricordate soltanto le virtù militari, ma anche il carattere controverso ("Rommel: l'ambigiutà di un soldato" titola la biografia di cui sopra).

Pur essendo -fino a metà guerra- un grande ammiratore di Hitler, non si iscrisse MAI al partito nazista nè si interessò mai di politica (gli storici concordano che fosse all'oscuro dell'olocausto); servì meravigliosamente la Germania nelle due Guerre (fu protagonista dello sfondamento di Caporetto, della Guerra Lampo contro la Francia e ovviamente della guerra in Nord Africa, per citarne solo alcune); non si abbandonò mai a crimini di guerra, fu sempre cavalleresco verso i suoi avversari e con i prigionieri, non ebbe timore di ignorare bellamente ordini che gli sembravano dissennati o criminali.
Impedì categoricamente a suo figlio Manfred di unirsi alle Waffen SS, non portò mai la svastica al braccio e non credo esistano sue foto mentre esegue il saluto nazista.
Dopo la sconfitta in Africa, tornando in Germania dopo due anni al fronte, realizzò quale fosse il vero volto del regime nazista e non mancò di contraddire più volte il Fuhrer faccia a faccia, di sfidarlo, di dichiarargli a muso duro le sue idee (cosa che ben pochi avevano il coraggio di fare).

Fu costretto al suicidio dai nazisti quando fu sospettata la sua partecipazione al complotto contro Hitler: già gravemente malato, scelse di uccidersi quando gli assicurarono che in tal modo la sua famiglia non avrebbe subito ripercussioni.
Fu amatissimo dalle sue truppe e lui ricambiò sempre, anche con i soldati italiani (un po' meno con i nostri generali che considerava -non a torto- delle "merde")e rispettatissimo all'estero (tra i suoi ammiratori basta citare Churchill e Patton). La sua "arte" consisteva in un misto di azzardo, calcolata spregiudicatezza, amore per il rischio, improvvisazione e suprema fiducia nelle proprie capacità e in quelle dei soldati.
Ovviamente fece i suoi errori, tutt'altro che trascurabili, fiondandosi di propria volontà nella trappola di El Alamein; ma, nella Storia, pochi riuscirono a compiere - perennemente in netta inferiorità numerica, con pochi rifornimenti e Alti Comandi spesso beatamente imbecilli- imprese paragonabili a quelle di Rommel in nord Africa.

Mi sono dilungato un sacco su questi due soggetti, spero che scorrere la pagina verso il basso non vi abbia tediato troppo.
Potrei citarne altri, ma ho fatto notte. Perdono.
[Modificato da Panzer_Grenadiere 07/04/2011 01:39]
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