Medieval 2 Total War
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Il miglior generale di sempre

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2014 15:50
05/04/2011 00:38
 
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Re:
ironman1989., 05/04/2011 00.17:

Concordo appieno con Fabius: per quanto riguarda l'evo antico credo che Annibale non abbia rivali.



Anche io, inoltre non so, Annibale emana un grande fascino come personalità. Solo, una cosa, qualcuno mi può spiegare come mai Annibale diceva che il miglior generale fino a quel momento era stato Pirro? Io lo conosco poco, cosa aveva fatto di particolare?

Knight Of Jerusalem, 05/04/2011 00.29:

Un altro tra i pochissimi condottieri che ebbero sia incidenze importanti sulla storia sia grande genio nel riuscire ad attuare grandi strategie secondo me è stato Cesare, a parer mio il miglior uomo di guerra che Roma abbia prodotto, nel suo caso bisogna dire però che ha avuto avversari quasi mai all'altezza



E' vero anche questo.
La realtà è che l'incidenza storica a conti fatti, per stabilire un condottiero, è relativa: un semplice generale può avere incidenza storica? Ben difficile dico io.
Un sovrano, un governante, un regnante, chiamiamolo come vogliamo, ne ha di incidenza storica? Qui il discorso si fa ben diverso, perché il governante si fa anche carico della cultura, del sistema di governo, di una miriade di cose in più rispetto solamente all'esercito.
[Modificato da Zames 05/04/2011 00:41]
05/04/2011 01:51
 
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Re:
Knight Of Jerusalem, 05/04/2011 00.29:

Un altro tra i pochissimi condottieri che ebbero sia incidenze importanti sulla storia sia grande genio nel riuscire ad attuare grandi strategie secondo me è stato Cesare, a parer mio il miglior uomo di guerra che Roma abbia prodotto, nel suo caso bisogna dire però che ha avuto avversari quasi mai all'altezza




sicuramente ed innegabilmente fu un genio, adorato dai suoi soldati tra l'altro, e famoso per non tradire mai la parola data agli alleati: diverse volte espose sé stesso e le sue truppe mortali anche solo per mantenere la promessa di alleanza con una piccola tribù gallica, perché aveva capito che la fedeltà era l'unico modo per guadagnarsi il rispetto tra i barbari in particolare (e non solo). Diciamo che l'unico avversario all'altezza nel suo caso fu Pompeo Magno.
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05/04/2011 02:00
 
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Re: Re:
Zames, 05/04/2011 00.38:

Anche io, inoltre non so, Annibale emana un grande fascino come personalità. Solo, una cosa, qualcuno mi può spiegare come mai Annibale diceva che il miglior generale fino a quel momento era stato Pirro? Io lo conosco poco, cosa aveva fatto di particolare?




beh a giudicare dalle sue imprese conosciute non fu certo un fuoriclasse come i nomi sopracitati... sembra però che avesse scritto degli ottimi trattati sull'arte della guerra, ai quali attinse lo stesso Annibale appunto, e che furono molto lodati anche da Cicerone.

Comunque Annibale lo classificava secondo dopo Alessandro, non primo [SM=x1140440]

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05/04/2011 09:44
 
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Re: Re: Re:
Fabius Maximus Germanicus, 05/04/2011 02.00:




beh a giudicare dalle sue imprese conosciute non fu certo un fuoriclasse come i nomi sopracitati... sembra però che avesse scritto degli ottimi trattati sull'arte della guerra, ai quali attinse lo stesso Annibale appunto, e che furono molto lodati anche da Cicerone.

Comunque Annibale lo classificava secondo dopo Alessandro, non primo [SM=x1140440]




Ti cito focus wars da cui lessi le pagine su Pirro su cui balza il termine "pregiudizi"


Che non fosse un fuoriclasse lo diciamo solo noi che ci facciamo trascinare dal seguito storico [SM=x1140520] e perché siamo romanocentrici ma al tempo stesso riteniamo gli avversari di cesare non all'altezza [SM=g27972] [SM=g27972] [SM=g27972] Non è chiara forse la sua importanza ai più è dietro solo a Napoleone e non vi è dubbio [SM=g27963] Tornando a Pirro
Era considerato 2 solo dopo Alessandro altro che Annibal
"Certi aneddoti storici se non sono veri sono ben trovati.Livio racconta dell'incontro tra Annibale e Scipione dibattendo sul miglior generale della storia. -Annibale rispose Alessandro poichè con un pugno di uomini sbaragliò un intero esercito poi Pirro: aveva insegnato come disporre guarnigioni, accampamenti, sapeva prendere con facilità le simpatie delle mille popolazioni italiche preferendo il suo dominio a quello romano-
Plutarco lo reputa l'unico capace di imitarlo nelle armi e nelle imprese ed esalta non le sue imprese italiche ma il contesto orientale accerchiato dai diadochi alessandrini a cui riuscì a strappare il centro della scena. Plutarco affermò come la sua discendenza da Achille lo avesse portato a studiare solo ed esclusivamente l'arte di arrecar danno 8di fatti di letteratura epirota si contano 2 trattati bellici forse redatti da Pirro stesso- Demetrio erede del trono di Macedonia, conquistò gloria e fama prendendo Rodi ma le sue mosse indispettirono gli altri che si coalizzarono contro la Macedonia portando dalla loro parte anche Pirro il quale con facilità disarmante (forse anche per l'ammirazione dei militari per un uomo militare) strappò a Demetrio molti dei suoi uomini e la macedonia fu divisa. Pirro ottenne la parte più consistente e il trono di Macedonia. Più tardi Lisimaco sovrano dell'asia minore riuscì a ricacciarlo indietro nonostante l'alleanza pirriana con il figlio di Antigono
Solo nel 280 fu chiamato dai tarantini nella campagna d'italia che fu tutt'altro che fortunata ma sconfisse ugualmente i romani per ben 2 volte. Non chiedendo la pace giunse in sicilia poi ancora a benevento alla fine decise di abbandonare un'impresa che poco intendeva realizzare al contrario del sogno macedone che realizzò ancora una volta sconfiggendo nella sua campagna più brillante Antigono Gonata da poco al potere e restio ad inviare rinforzi in Italia. Gli eccessi dei mercenari tutavia provocarono ostilità e fu costretto 2 anni dopo alla ritirata.
Infine il celeberrimo assedio di Sparta e l'episodio (non lo cito perché va oltre la decenza della ragione xD) della sua morte sul campo"

Sappiamo come in Italia fu traditto prima dai tarantini che pretesero aiuto promettendo 350 000 italici ( non ve ne era nemmeno uno [SM=x1140476] [SM=x1140476] [SM=x1140476] ) poi Antigono gonata promette rinforzi mai arrivati poi la bufera in mare decima le su scarse forze nonostante tutto distrugge i romani in inferiorità numerica l'unico ad aver usato vittoriosamente la falange contro i romani. Le perdite non valevano però la l'impresa che si rivelò ostica anche in sicilia fino all'ardita manovra notturna di benevento andata male.
Volendo dare un giudizio a Pirro egli è un numero uno come condottiero vero e proprio, il suo nome varcava ogni confine e aveva nei mercenari un vero esercito di fidati, combatteva in prima linea come alessandro e poi napoleone (oddio per quest'ultimo cosi dicono e avrei dei dubbi su quell'impresa xD) usava da maestro la falange. Il problema è la sua abilità politica che caro fabius è uguale in tutte le epoche perché la cosi detta "real politic" non ha cambiato fine gli interessi [SM=g27964] In strategia merita uno 0

Il tuo post non lo capisco: è ovvio come afferma Gray nel suo cimitero campestre quanti Cromwell si nascondono qui tra le poveri genti quanti tirannelli hanno avuto un loro ruolo infimo ma le stesse abilità. Il tuo discorso di minimizzare Alessandro e Napoleone a eventi fortunati è qualcosa di normalissimo nella vita.. Giusto il riferimento agli errori ma l'impresa si fa più difficile se il nemico non li commette chiedi un pò cosa passava alessandro finche c'era Memnone questo si che se non fosse morto il condottiero greco sarebbe stato costretto alla ritirata necessariamente troppe fortezze lungo la via troppe sofferenze già ad Alicarnasso
Per l'incidenza storica
Ti faccio un altro paragone: chi sono i migliori scienziati di sempre? converrai con me ad affermare Newton e Einstein a cui solo dopo si affiancano Bohr Gauss Tesla Galilei ecc.
è ovvio che Newton non avrebbe potuto scoprire la relatività non avendo scoperto ancora le cause delle forze gravitazionali; Aristotele avrà anche detto un mucchio di c...e ma è una grandissima mente (tra l'altro docente di Alexandros [SM=g27964] [SM=g27964] ) ma poichè l'incidenza storica si misura sui risultati sul presente ovvio che per noi Einstein ha un altro valore.. per lo stesso motivo noi dimentichiamo Pirro che valore non ha fino ad oggi
Il miglior generale della storia non è necessariamente il più bravo il migliore chi ha compiuto maggiori imprese ecc [SM=g27964]
[Modificato da Pico total war 05/04/2011 10:30]




05/04/2011 19:14
 
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Dopo Pirro altri uomini da analizzare sarebbero Antioco il grande, Belisario ovviamente e l'infinito numero di imperatori che fecero risorgere l'impero, perchè no Rommel [SM=x1140432] [SM=x1140432]




07/04/2011 01:32
 
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Non mi sento in grado di dire quale sia il più grande generale della storia; questo perchè ho conoscenze piuttosto discontinue: sono informatissimo sulle due guerre mondiali, discretamente preparato su medioevo e età moderna, piuttosto scarso sull'antichità.

Tra i militari che apprezzo di più, sicuramente il re di Svezia Gustavo II Adolfo, piuttosto ignorato qui in Italia perchè fu protagonista di quella Guerra dei Trent'Anni a noi lontana.

(questa ce l'ho appesa in camera, ridisegnata da me)

Gustavo non fu grande tanto come comandante di campo, quanto come riformatore dell'Arte militare.
Reintrodusse la carica di cavalleria (abbandonata da secoli da tutti, esclusi i polacchi contro cui egli stesso aveva combattuto), fece diminuire il peso delle armi di picchieri e moschettieri rendendole al contempo più affidabili, portò sul campo quella disposizione su tre file dei fucilieri che avrebbe reso famosi, un secolo dopo, gli inarrestabili Prussiani, introdusse reggimenti di artiglieria leggera molto manovrabile che prima di lui era pura utopia.
La combinazione di queste armi, da lui magistralmente guidata sul campo, risultò micidiale non soltanto contro polacchi e danesi -che tutto sommato non erano 'sti grandi avversari- ma soprattutto contro le armate imperiali.
Inoltre, se non mi sbaglio di grosso gli svedesi di Gustavo furono i primi a vestire delle vere e proprie divise.

Il sito Warfare cita: "Gustavo Adolfo è un precursore della guerra moderna: egli, infatti, inventa la tattica lineare, rimasta praticamente invariata fino alla Prima Guerra Mondiale: ma anche oggi, nell'era atomica, le intuizioni di Gustavo Adolfo sono perennemente fissate nell'arte militare."
L'arte gustaviana fu studiata da molti, Napoleone in primis, e se non erro da altri nomi illustri come -vado a memoria- Patton, Rommel, forse Federico II, e altri che mi sfuggono.

Per colmo della sfortuna, morì di fuoco amico mentre guidava la carica della sua cavalleria, i terribili Hackapell finlandesi. Aveva già conquistato mezza Germania, disfacendo le armate di Tilly e apprestandosi allo scontro con Wallenstein.
Presso i protestanti tedeschi, che lo vedevano come il "Leone venuto dal nord" profettizato da un loro poema, e ovviamente presso il suo popolo l'immagine di Gustavo è tuttora venerata come quella di un grande eroe (il "Gustavus Adolphus Day" cade -vado ancora a memoria- il 16 novembre).


Ovviamente, altro posto d'onore spetta a Erwin Rommel, la "Volpe del deserto", chiamato addirittura da alcuni "l'ultimo dei cavalieri".

(questa invece l'ho fatta stampare su una t-shirt)

Riassumere una figura così straordinaria in poche righe è difficile (la biografia che ho letto è qualcosa come 700 pagine scritte in caratteri microscopici); di Rommel non sono ricordate soltanto le virtù militari, ma anche il carattere controverso ("Rommel: l'ambigiutà di un soldato" titola la biografia di cui sopra).

Pur essendo -fino a metà guerra- un grande ammiratore di Hitler, non si iscrisse MAI al partito nazista nè si interessò mai di politica (gli storici concordano che fosse all'oscuro dell'olocausto); servì meravigliosamente la Germania nelle due Guerre (fu protagonista dello sfondamento di Caporetto, della Guerra Lampo contro la Francia e ovviamente della guerra in Nord Africa, per citarne solo alcune); non si abbandonò mai a crimini di guerra, fu sempre cavalleresco verso i suoi avversari e con i prigionieri, non ebbe timore di ignorare bellamente ordini che gli sembravano dissennati o criminali.
Impedì categoricamente a suo figlio Manfred di unirsi alle Waffen SS, non portò mai la svastica al braccio e non credo esistano sue foto mentre esegue il saluto nazista.
Dopo la sconfitta in Africa, tornando in Germania dopo due anni al fronte, realizzò quale fosse il vero volto del regime nazista e non mancò di contraddire più volte il Fuhrer faccia a faccia, di sfidarlo, di dichiarargli a muso duro le sue idee (cosa che ben pochi avevano il coraggio di fare).

Fu costretto al suicidio dai nazisti quando fu sospettata la sua partecipazione al complotto contro Hitler: già gravemente malato, scelse di uccidersi quando gli assicurarono che in tal modo la sua famiglia non avrebbe subito ripercussioni.
Fu amatissimo dalle sue truppe e lui ricambiò sempre, anche con i soldati italiani (un po' meno con i nostri generali che considerava -non a torto- delle "merde")e rispettatissimo all'estero (tra i suoi ammiratori basta citare Churchill e Patton). La sua "arte" consisteva in un misto di azzardo, calcolata spregiudicatezza, amore per il rischio, improvvisazione e suprema fiducia nelle proprie capacità e in quelle dei soldati.
Ovviamente fece i suoi errori, tutt'altro che trascurabili, fiondandosi di propria volontà nella trappola di El Alamein; ma, nella Storia, pochi riuscirono a compiere - perennemente in netta inferiorità numerica, con pochi rifornimenti e Alti Comandi spesso beatamente imbecilli- imprese paragonabili a quelle di Rommel in nord Africa.

Mi sono dilungato un sacco su questi due soggetti, spero che scorrere la pagina verso il basso non vi abbia tediato troppo.
Potrei citarne altri, ma ho fatto notte. Perdono.
[Modificato da Panzer_Grenadiere 07/04/2011 01:39]
07/04/2011 01:50
 
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Richiesto a gran voce da nessuno e anche da nessun altro, beccatevi il mio ritratto in bianco e nero della Volpe, che ormai mi sono esaltato.




Quello di Gustavo non c'ho voglia di scattare la foto, upparla e tutto, ma è a colori.

EDIT: 'rcogiuda non funziona il link, cheppalle, riprovo che tanto soffro di insonnia.
[Modificato da Panzer_Grenadiere 07/04/2011 01:53]
07/04/2011 09:03
 
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Grazie panzer gran bel contributo [SM=g27963] [SM=x1140440]
ho trovato una biografia di Rommel piuttosto ricca sul web fatta da un utente magari la posto dopo per completare.




07/04/2011 10:04
 
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Le informazioni sono tratte da "Rommel - la volpe del deserto"
Autore Desmond Young biografia fino all'avvento del nazismo

Capitolo 1, Infanzia fino alla partenza per la 1° Guerra Mondiale

Erwin Johannes Eugen Rommel nasce il 15 novembre 1891 a Heidenheim, cittadina dello stato federato tedesco del Baden-Württemberg. Figlio del di lui padre anch’esso Erwin Rommel, insegnante di matematica a sua volta figlio d’arte e di Helena Von Luz, figlia maggiore del presidente del governo del Württemberg. Ai tempi in quella Germania la cultura era al quanto apprezzata, in modo sicuramente maggiore dell’appartenenza o fedeltà ad un qualsivoglia partito politico, tanto che Erwin Rommel “Senior” già forte della fama che il padre si era creato ma soprattutto grazie alle sue capacità poté constatare nella sua città un profondo rispetto verso la sua persona. Da quell’unione nacquero 5 figli. Manfred che morì giovanissimo, Helena che intraprese il mestiere paterno, Erwin la futura “volpe del deserto” e 2 fratelli minori, Karl, paralizzato dalla malaria durante la prima guerra mondiale in Mesopotamia e Turchia e Gerhrdt, cantante d’opera senza rilevante successo.
Il padre nel 1898 divenne Preside del Real-Gymnasium di Aalen, istituto dove si insegnavano materie “moderne” piuttosto che l’indirizzo classico. Nel 1913 però egli morì dopo un intervento chirurgico, mentre Helena, la madre visse fino al 1940 quando il suo terzo figlio era già un Generale.
Il piccolo Rommel oggi lo conosciamo come un combattente dalla fama ormai storica e pressoché indiscussa, diremmo duro e coriaceo ma in realtà era tutto li contrario.
La sorella, Helena, lo descrive come “un bambino molto gentile e docile” “ assomigliava alla mamma”. Piccolo di statura per la sua età, aveva la pelle così bianca e i capelli talmente chiari che lo soprannominavano “l’orso bianco”. Erwin parlava lentamente e solo dopo avere riflettuto a lungo. Era un ragazzo al quanto simpatico, con un carattere invidiabile.
Quando raggiunse l’età anch’egli frequentò la scuola ove il padre era Preside ma quell’istituto non gli piacque mai più di tanto, si trovò spesso indietro con il programma rispetto agli altri compagni e nonostante i suoi sforzi si rassegnò nell’essere etichettato come un allievo pigro e disattento.
Finì col diventare lo zimbello dei compagni a tal punto che la sua insegnante disse "quando Rommel farà un dettato senza un errore, affitteremo una banda musicale e andremo a fare una scampagnata". Rommel raccolse la sfida e fece un dettato senza una virgola fuori posto ma poiché la promessa non fu mantenuta, ricadde nella sua solita apatia. Per molto tempo restò per così dire, utilizzando parole povere, nel mondo dei sogni fino a che all’età di 10 anni si ridestò improvvisamente. L’eredità matematica del padre e del nonno cominciarono a farsi sentire, iniziò anche a fare sport e successivamente superò tutti gli esami con esito soddisfacente.
Crescendo il giovane Rommel somigliava sempre più “all’uomo di Württemberg”, patria del buon senso in Germania.
Si applicò agli studi sull’aviazione, costruì diversi modellini di aeroplani ed infine anche un vero aliante con il quale assieme al suo amico Keitel tentarono più volte sfortunate imprese per provare l’ebrezza del volo. Ormai giunse il momento in cui si deve pensare alla propria carriera, Keitel divenne ingegnere e trovò lavoro presso le officine Zeppelin e così voleva fare anche Rommel se non fosse che il padre gli negò il consenso. Decise così di intraprendere la carriera militare.
La famiglia Rommel non era di nobili origini e non aveva agganci in quel settore ma la carriera militare in Germania era il modo considerato migliore per servire il proprio stato.
Fu così che il 19 giugno del 1910 entrò nel 124° reggimento di fanteria a Weingarten con il grado di “aspirante”, ciò significava che doveva svolgere un periodo da soldato semplice per poi essere ammesso alla Kriegsschule, cioè l’accademia militare. Nel marzo 1911 con il grado di sergente fu assegnato all’accademia di Danzica.
Il periodo trascorso a Danzica fu per lui importante sotto più aspetti.
Lì conobbe, infatti, quella che poi divenne la sua futura moglie, Lucia Maria Mollin, che si pronuncerebbe Mollìn in quanto di origini italiane. Dovevano passare almeno 4 anni prima del fidanzamento ufficiale ma non ci fu mai ombra di dubbio tra i due, essi si sono sempre amati e non hanno conosciuto altro amore all’infuori del proprio. All’accademia Rommel dimostrava ancora qualche lacuna sulle materie teoriche, ma preoccupato di fare bene si diplomò con quasi il massimo dei voti fino a che nel 1912 fu promosso sottotenente. Ritornò quindi al suo reggimento presso Weingarten dove fu adibito all’addestramento delle reclute per i successivi 2 anni.
Rommel rimaneva con una statura sotto la media ma fisicamente era agile e robusto, di carattere sempre simpatico e cordiale. Molto presto i suoi commilitoni si accorsero che non ammetteva giacche sbottonate e scarpe sporche, dicevano di lui che sarebbe diventato un ottimo Maggiore, cioè il massimo grado a cui uno del suo rango poteva aspirare. Non beveva ne fumava, non usciva molto con gli amici anzi si offriva spesso volontario per sostituire qualche compagno che voleva passarsi la serata per le locande della città ma senza mai farsi mettere i piedi in testa.
Una breve descrizione del giovane Rommel fino a questo momento potrebbe essere: diligente, sveglio, pratico ed energico.
Tutto sembrava procedere nella norma fino a che il 31 luglio 1914 il suo Colonnello in comando ispezionò il reggimento, pronunciò un vibrante discorso e diede l’ordine di mobilitazione. 2 Giorni dopo il 124° partì per la guerra.

Rommel e la Prima Guerra Mondiale

Quando scoppiò la guerra, il sottotenente Rommel fu inviato presso il fronte francese. Il 22 agosto 1914 era già in azione nel villaggio di Bleid, piccolo centro vicino a Longwy.
Alle 5 del mattino dopo essere stato di pattuglia per un giorno intero, soffriva dolori allo stomaco ed era assai stanco tanto da far fatica nel reggersi in piedi. Ciò nonostante venne inviato in ricognizione in mezzo ad una nebbia fittissima. Individuato il villaggio avanzò ma dovette fermare il suo plotone quando i francesi aprirono il fuoco. Allora prese un sott’ufficiale e 2 soldati e avanzò ulteriormente. In mezzo alla bruma apparve una casa circondata da alte siepi, da un lato un sentiero che conduceva ad un'altra fattoria. Rommel s’incamminò ma appena voltato l’angolo vide sulla strada una quindicina di nemici in ordine sparso. Cosa fare? Doveva prendere la sua prima decisione importante da ufficiale; tornare indietro e radunare il plotone o tentare un attacco di sorpresa? Le prime decisioni in questi frangenti sono assai difficoltose, ma rendono bene l’idea di chi fosse colui che le intraprendeva. Rommel decise di attaccare con i 3 uomini che aveva a disposizione in quel determinato momento. Attaccò in posizione eretta contando sul fattore sorpresa, i francesi furono presi dal panico e tentarono di trovare rifugio sui caseggiati vicini. Nel frattempo arrivò anche il plotone che era stato allertato dagli spari. Rommel lo divise in 2 parti, una con dei fasci di paglia e l’altra al riparo in copertura. Sfondarono le porte e gettarono i fasci infuocati all’interno delle abitazioni e dei granai; così facendo casa su casa fu rastrellata. Questa fu la sua prima azione, insignificante nell’ambito di una guerra ma molto importante come metro per comprendere l’audacia, lo spirito d’iniziativa e la determinazione di questo personaggio.
Il 24 settembre fu ferito ad una coscia in un bosco nei pressi di Varennes per aver voluto attaccare 3 francesi da solo all’arma bianca visto che il fucile era scarico. Il suo comandante nonostante il poco tempo passato assieme aveva già piena fiducia in lui tanto da proporlo per la Croce di Ferro di seconda classe e disponeva sempre di lui per le missioni più complicate. Tre mesi più tardi ormai guarito tornò nel suo battaglione. Verso la metà di gennaio del 1915 avanzò per le Argonne. Il 29 gennaio Rommel fu premiato con la Croce di Ferro di Prima Classe:
Alla testa del suo solo plotone penetrò tramite un reticolato nemico dalla profondità circa di 100 metri, fece incursione nella principale posizione francese, occupò 4 cassematte, respinse il contrattacco di un intero battaglione nemico, riconquistò una cassamatta che aveva perduto e infine rientrò nelle sue linee in attesa di un nuovo attacco. Perdite 6 uomini.
Anche questa fu un’azione secondaria ma dimostrò come Rommel fosse capace di sfruttare una situazione tattica fino al limite estremo, senza curarsi dei rischi. Questa sue qualità spesso lo trascinarono in situazione difficili ma gli permisero anche di approfittare di tutti i possibili vantaggi, specialmente quando di fronte a lui stava un nemico indeciso.
Viste le sue qualità venne promosso tenente e fu assegnato ad un battaglione di nuova concezione, il Wurttembergiche Gerbirsgbattalion (W.G.B.). Dopo un intenso addestramento alla guerra di montagna in Austria e dopo un periodo relativamente pacifico presso il settore dei Vosgi, il battaglione fu aggregato al famoso Alpenkorps, l’analogo degli Alpini italiani, e trasferito sul fronte romeno. Durante questo periodo Rommel approfittò di una licenza per sposare l’amata Lucie Maria il 27 novembre 1916 a Danzica.
Alcune delle imprese da lui compiute successivamente hanno dell’inverosimile se non fosse per le testimonianze raccolte a confermare i fatti.
Rommel operava in zone di montagna a quota elevata, camminava assieme ai suoi uomini a marce forzate su sentieri ispidi come tetti di una casa e anche a 10 gradi sotto lo zero. Non era uomo comune e i fatti lo dimostreranno.
Egli non esitava mai ad attaccare, quando giungeva dietro le linee nemiche giudicava giustamente che l’improvvisa apparizione dei suoi uomini avrebbe creato scompiglio tra le fila avversarie, il tutto accompagnato da scariche di mitragliatrice da posizioni retrostanti.
Nell’agosto del 1917 attaccò la ben munita posizione romena del Monte Cosna, condusse 4 compagnie attraverso i boschi in fila indiana, nel mezzo di due linee nemiche distanti tra loro circa 150 metri. Compì l’operazione senza farsi scoprire e allo stesso tempo stese una linea telefonica. Infine conquistò la vetta nonostante una grave ferita ad un braccio causata da una pallottola vagante.
Nel gennaio dello stesso anno aveva conquistato il villaggio di Gagesti, dopo essere rimasto fino alle 10 si sera ad un tiro di scoppio degli avamposti nemici con una temperatura molto rigida. Quando giudicò che i romeni fossero andati a dormire nei loro alloggiamenti, ordinò ai mitraglieri e a metà dei fucilieri di aprire il fuoco contro il villaggio e attaccò con il resto dei suoi uomini tra clamori indescrivibili. Quando i romeni dal fracasso si svegliarono e si affacciarono alle finestre, Rommel non dovette fare altro che catturarli. Risultato 400 prigionieri e perdite trascurabili per i tedeschi.

Se era costretto ad attaccare frontalmente il suo metodo era quello di aprire un intenso fuoco di mitragliatrici su tutto il settore antistante, concentrandolo in maggior modo sul settore in cui doveva svolgersi l’attacco. Poi si procedeva con l’assalto in forze su un fronte ristretto, alcuni attaccanti portavano con se una mitragliatrice e una volta aperta una breccia prendevano posizione e aprivano il fuoco sui fianchi nemici. L’attacco continuava e le truppe avanzavano senza curarsi di ciò che succedeva alle loro spalle. Praticamente Rommel applicò, anticipò la tecnica delle divisioni corazzate tedesche nel 1939, penetrazione in profondità.

Ormai aveva raggiunto una certa fama tanto da essere conosciuto in tutta la divisione. E’ noto che nell’esercito tedesco di quei tempi l’anzianità aveva un fattore molto importante ma ciò nonostante i suoi superiori non disdegnavano il consiglio del giovane Rommel che ricordiamolo aveva in quei tempi sui 25 anni. Egli non era quelle solite personalità eccentriche che si notano in condizioni di difficoltà, Rommel possedeva semplicemente coraggio, spirito d’iniziativa, ardimento e determinazione eccezionali.

L’apice delle imprese di Rommel durante la prima guerra mondiale fu la conquista del Monte Matajur, poco distante Caporetto.
Le truppe austriache messe in difficoltà dagli italiani avevano chiesto rinforzi ai tedeschi che inviarono in loro soccorso la 14° armata composta da 7 divisioni anziane, sebbene avessero anch’essi l’esigenza di utilizzarle nei propri fronti.
Un reggimento bavarese doveva essere la punta d’attacco mentre il battaglione di Rommel doveva proteggere un fianco per poi accodarsi ad esso. Fu chiaro fin da subito che Rommel non voleva essere assegnato a compiti secondari ed infatti chiese ed ottenne al Maggiore Sposser di attaccare per conto suo le postazioni italiane e così fu. Mentre i bavaresi venivano contenuti, le 2 compagnie di Rommel attraversavano il fronte italiano durante la notte senza essere scoperte. Alle prime luci dell’alba avevano già preso con un assalto alla baionetta una batteria senza incontrare resistenza. Una compagnia fu lasciata in quella postazione per coprire l’altra che invece doveva avanzare nelle retrovie. Però quando gli italiani attaccarono con un intero battaglione Rommel fu costretto a tornare indietro per dar man forte alla compagnia lasciata in presidio, agendo da dietro sorprese ancora una volta gli attaccanti che impauriti si arresero. Rommel inviò un dispaccio al proprio comando e con esso più di 1000 prigionieri.

Fu in questo frangente che Sposser inviò a Rommel altre 4 compagnie che permisero al futuro Maresciallo di continuare la sua incursione nelle retrovie italiane.
Giunto in una strada nascosta alla vista, vi incanalò tutte le sue truppe, che in fila indiana, avanzarono per quasi 3km mentre gli italiani si preoccupavano della battaglia principale e dei bombardamenti in corso sul loro fronte. Arrivato in aperta campagna, dietro le linee nemiche, prese la strada pincipale per il Monte Matajur e catturò una colonna di rifornimenti, un automobile del comando, 50 ufficiali e 2000 uomini della 4° brigata bersaglieri. Dopo aver fatto una ricognizione preliminare a bordo dell’automobile catturata decise di puntare direttamente sul monte Matajur, chiave di volta delle posizioni italiane. Per un altro giorno interno avanzò con le sue truppe ormai assai stanche. Quando giunse l’alba si imbatté in un accampamento della brigata Salerno. Con altri 2 ufficiali e un pugno di fucilieri piombò in mezzo alla folla di armati ed ordinò loro di arrendersi. Dopo un momento di esitazione, 43 ufficiali e 1500 soldati gettarono le armi, sorpresi ed affascinati dall’apparizione di un nemico così audace.
Per finire Rommel scalò il M. Matajur da dietro e lanciò dalla vetta i suoi razzi segnaletici per annunciare la vittoria; aveva marciato senza sosta per 50 ore, aveva percorso 12 miglia in linea retta su terreno di montagna, era salito oltre 2200 metri e pur non avendo ai suoi ordini più di 6 compagnie, aveva catturato 150 ufficiali italiani, 9000 uomini e 81 cannoni. Egli stesso però trovò assai incomprensibile la poca voglia di combattere degli italiani.

Per questa azione Rommel venne compensato con la Puor le Mérite, decorazione riservata solo ad ufficiali di alto rango, inoltre fu promosso Hauptmann, cioè capitano. Poco dopo attraversò di notte le acque gelate del fiume Piave assieme a 6 uomini, attaccò il villaggio di Longarone occupandone il presidio. Questa volta fece aprire il fuoco sull’abitato in piena notte da punti diversi, poi all’alba andò solo ad informare gli italiani che erano circondati ed ordinò loro di arrendersi. Dopo questo colpo di mano gli venne conferito un permesso ed assegnato contro la sua voglia e volontà ad incarichi di stato maggiore ove vi rimase fino alla fine della guerra.

Rommel era un soldato al 100%, non aveva altre passioni all’infuori della guerra, non leggeva altri libri all’infuori di quelli di guerra e veniva allo stesso tempo definito da chi lo ha conosciuto come una persona geniale, arditissima, sprezzante del pericolo, desiderosa al massimo di vincere la guerra nel suo settore. Dopo essersi sposato tornò nel suo battaglione con lo stesso carattere e determinazione che aveva prima, non era cambiato minimamente da quella importante esperienza. Si diceva, “dove c’è Rommel c’è il fronte”.

Tra la I Guerra Mondiale all'avvento del Nazismo

A differenza della sconfitta nella II Guerra Mondiale quando il popolo tedesco all’infuori dei fanatici delle SS era consapevole della sua inevitabilità, la Germania nel 1918 non aveva ancora visto un fronte aperto nei suoi territori, i soldati erano in Italia e Francia e gli stessi alleati preparavano le strategie per il 1919, lo Stato Maggiore però era ben consapevole della sconfitta, infatti questa la si poteva solamente ritardare ma non evitare e fu per questo che non si accorciò il fronte, non si praticò una lenta ritirata per poi tentare di chiedere una pace più onorevole. E’ inutile in questo frangente dilungarsi più di tanto sugli aspetti della sconfitta militare germanica nella I Guerra Mondiale ma è invece molto rilevante comprendere in che situazione si trovò il paese nel periodo post bellico.
E’ facile attribuire i nostri insuccessi a qualsiasi causa anziché alle nostre deficienze ed è quello che successe a quel tempo. Viveva la leggenda della “pugnalata alla schiena” e gli alleati non fecero altro che ampliarla permettendo ai soldati tedeschi di rientrare in patria con le loro insegne ed armati, vincolando il popolo ad una pace che sebbene non fosse meno peggiore di quella che loro volevano offrire fu quanto meno una delle maggiori cause dell’avvento del nazismo.
Fu una pace dettata senza ascoltare la voce tedesca e nessuno di loro se ne sentì vincolato.
Mentre nel 1945 i tedeschi erano distrutti, nel 1918 avevano ancora abbastanza forza e voce per azzuffarsi tra di loro e già pensavano ad una rivincita, non celere, ma che di sicuro prima o poi doveva essere compiuta.
Rommel nel 1918 fu riassegnato al suo antico reggimento, il 124° di fanteria distanza a Weingarten, di cui aveva fatto parte fin dal 1910. Nel dicembre del ’18 dovette fare un viaggio per andare a prendere sua moglie che era gravemente ammalata a casa della nonna presso Danzica. In quel viaggio, in una Germania in rivolta venne quasi arrestato perché viaggiava in uniforme, venne interrogato e deriso ma riuscì nel suo intento. Nel 1919 egli si recò a comandare una compagnia in servizio d’ordine pubblico a Friedrichshaven dove per la prima volta ebbe a che fare con i tedeschi che non volevano ubbidire agli ordini. Tra i suoi sottoposti vi era un gruppo di marinai “rossi” che gli diedero parecchi grattacapi, lo fischiarono perché portava la “Pour Le Merite”, chiesero il permesso di nominare un commissario, si rifiutarono di fare il passo dell’oca e tennero un comizio rivoluzionario. Rommel allora intervenne alla riunione, salì sul palco disse chiaramente che voleva comandare dei soldati e non dei facinorosi, il giorno dopo li fece sfilare ma si rifiutarono di partecipare, quindi egli montò a cavallo e li piantò in asso, essi lo seguirono docilmente e con lui rientrarono in caserma. Nel giro di pochi giorni divennero così mansueti che il responsabile della polizia locale volle i nomi per arruolarli in essa con un cospicuo premio in denaro ma molti di essi rifiutarono per seguire il loro comandante.
L’esercito tedesco a quei tempi secondo il trattato di Versailles non poteva avere tra le sue fila più di 100 000 uomini, atti secondo le intenzioni degli alleati a mantenere l’ordine interno ma questo fu un grosso errore, infatti quei 100 000 uomini molto addestrati furono la base di quell’esercito di coscritti che Hitler volle quando prese il potere. Fu Von Seeckt il padre di tutto questo, egli volle non un esercito di polizia ma un esercito estremamente efficiente, praticò molti sotterfugi per aumentarne le fila e tutti i tedeschi erano indaffarati a nascondere queste intenzioni alla commissione sul riarmo alleata costituita per verificare che la Germania rispettasse i trattati di pace.
La vita dell’ufficiale tedesco non fu dunque negli anni successi alla guerra arida ed inutile come quanto si potrebbe credere.
Dal 1919 al 1933 anno in cui Rommel ottenne la promozione a Maggiore fu un periodo tutt’altro che infelice. Nel 1927 si recò con la moglie in Italia per visitare il teatro delle sue operazioni di guerra. A Longarone, località della celebre battaglia che lo consacrò al rango di superbo combattente, Frau Rommel scoprì le tombe della famiglia Molino da cui si riteneva discendesse ma non poterono starci più di tanto in quanto ancora echeggiavano le imprese del marito con il conseguente astio della popolazione. Nel corso di un'altra licenza i coniugi Rommel risalirono il Reno in barca fino al lago di Costanza. Poiché tutti e due erano amanti dello sci, dell’equitazione e dei cani e preferivano la vita di campagna che a quella in città. Ad entrambi piaceva il ballo ma non il cinema, la vita di società o il teatro. In casa Rommel suonava il violino da dilettante, non fumava, non beveva, molto schizzinoso a tavola, ingegnoso e servizievole tanto da riparare egli stesso tutte le suppellettili che si rompevano. Un giorno comprò una motocicletta che subito smontò pezzo per pezzo per poi rimontarla in maniera impeccabile senza avanzare una vite o un dado. Così gli anni passavano senza grossi intoppi, l’unico episodio degno di nota fu la nascita di Manfred nel natale del 1928.
Nell’ottobre del 1928 Rommel fu assegnato in veste di istruttore alal scuola militare di Dresda, dove rimase per quattro anni esatti. Le sue lezioni alla scuola portarono alla pubblicazione del libro “Infanterie greift an” (La fanteria Attacca), costruito sulle sue antecedenti esperienze belliche. E’ un eccellente manuale di tattica con immagini e racconti, tanto che divenne libro di testo dell’esercito svizzero, però attirò anche l’attenzione di altri soldati che durante la IIGM sarebbero stati suoi nemici.

[Modificato da Pico total war 07/04/2011 10:07]




07/04/2011 19:14
 
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A me piacciono molto Marco Ulpio Nerva Traiano, soprannominato non a caso L'Alessandro Magno di Roma.
Fu, a quel che mi risulta eh, Principe giusto e amato dal popolo e dall'esercito, fu il primo Principe non Italico (anche se la sua famiglia aveva origini italiche, ma d'altronde era Romano e quindi Italico per forza xD). Comunque vinse numerose battaglie e portò l'Impero Romano al suo apogeo infliggendo batoste ai temutissimi Daci, ma soprattutto agli "invincibili" Parti. Se non sbaglio fu lui a recuperare le insegne delle Legioni cadute a Carre.
Sicuramente non fu il più grande di tutti i tempi, ma sicuramente ebbe la sua importanza storica e per vincere sia nei torridi deserti asiatici sia tra le fitte foreste del danubio e della dacia, doveva avere grandi abilità strategiche e tattiche.
Inoltre fu un accurato amministratore e persona serissima e correttissima e fece molto per l'Urbe e per le province (anche se questo non centra con la nostra classifica). vi invito a leggere la parte rubricata "Optimus Princeps" del link in fondo. ;)
Poi come Imperatori sicuramente anche i cosiddetti Illirici (Claudio II, Aureliano, Probo) che risollevarono un Impero che sembrava destinato alla capitolazione.

Come generale moderno invece direi Aleksandr Vasil'evič Suvorov, Generalissimo Russo di fine 700. Lui sì che fu imbattuto nelle sue, mi sembra, circa 50 battaglie. In Russia è eroe nazionale e considerato il protettore della Nazione Russa, non stravolse l'Europa, ma impedì che fosse stravolta (fino alla sua morte).
Per far capire il peso militare di quest uomo basti pensare che fu richiamato dalla "pensione" perché le truppe AUSTRIACHE alleate della Russia si rifiutarono di combattere per qualcuno che non fosse il buon Suvorov.

Vi lascio con la pagina Wiki di entrambi che mi pare abbastanza completa.

it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_Vasil%27evi%C4%8D_Suvorov

it.wikipedia.org/wiki/Traiano
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08/04/2011 14:55
 
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RIPORTO un articolo di FOCUS STORIA riguardo appunto il miglior condottiero della storia:

Il più grande condottiero della Storia. Esiste considerazione più opinabile? La grandezza di un generale non si misura solo dall'entità delle sue conquiste. Dipende piuttosto dalle risorse che ha avuto a disposizione e dal valore del nemico affrontato: c'è chi ha colto clamorose vittorie affrontando avversari mediocri e approfittando dei mezzi ingenti che il suo ruolo di re o di imperatore gli offriva, come Alessandro Magno; c'è chi invece, ha trionfato su avversari di estremo valore, fruendo di mezzi e mandati limitati, perfino osteggiato dai suoi stessi concittadini, come Scipione l'Africano. E poi, ciascuno può essere il più grande della propria epoca...

Come valutarlo. Per prima cosa, si tratta di individuare gli elementi di valutazione di un condottiero: ne abbiamo scelti 4. La strategia, ovvero ciò che permette ad un generale di arrivare allo scontro vero e proprio in una condizione di vantaggio sull'avversario (e qui comprendiamo anche la l'organizzazione e la logistica); la tattica, cioè i movimenti e le soluzioni con cui si vince una battaglia; il comando, ossia la capacità di guidare e motivare le truppa; l'incidenza storica, perchè tutti questi grandi uomini avevano un'ambizione: lasciare un segno nella Storia, anzi, addirittura cambiarne il corso.

Per epoche. Abbiamo pertanto effettuato una prima selezione, dalla quale sono emersi alcuni "finalisti" per ciascuna epoca. Poi abbiamo assegnato ad ogni condottiero un punteggio da 1 a 10 per ciascuna categoria; punteggi del tutto soggettivi, s'intende, la cui somma ha determinato una classifica per epoche.
L'antichità è dominata da 4 nomi che esercitano da sempre un grande fascino in chi è interessato allo studio della guerra: Alessandro Magno, il cui impero si estendeva dalla Grecia all'India; Annibale, capace di rifilare una sconfitta dietro l'altra ai Romani, per giunta in casa loro; Scipione l'Africano, imbattuto su tutti i fronti; e Giulio Cesare, sconfitto in alcune battaglie ma vincitore di tutte le guerre.
Nel Medioevo emergono Carlo Magno, unificatore dell'Europa, Guglielmo il Conquistatore, autore dell'unico sbarco riuscito in Inghilterra, Saladino, capace di unire il mondo musulmano, Gengis Khan, artefice di un impero esteso dalla Russia alla Cina, e Tamerlano, che di Gengis Khan fu un degno erede.
Per l'età moderna c'è un grande equilibrio tra Gustavo Adolfo di Svezia, modello per ogni condottiero successivo, il duca di Marlborough, imbattuto in 4 battaglie campali e 21 assedi, Eugenio di Savoia, brillante trascinatore di soldati, Federico II di Prussia, teorico della guerra e geniale stratega, Napoleone, essenza stessa del comando, e Wellington, capace di cogliere vittorie dall'India alla Spagna.
Nel Novecento, invece, i grandi condottieri in grado di conseguire punteggi degni degli altri latitano decisamente: i nomi che hanno lasciato un segno, almeno nell'immaginario collettivo, sono Lawrence d'Arabia, genio della guerriglia, Rommel, tattico d'eccellenza, Xhukov, némesi dei tedeschi, e Patton, maestro delle forze corazzate.



CONDOTTIERO Strategia Tattica Comando Incidenza storica TOTALE

Alessandro Magno_____8_______9_______10____________8___________35
Annibale_____________7______10________9____________6___________32
Scipione l’Africano____8______10________8____________8___________34
Giulio Cesare________9_______8________9___________10___________36

Carlo Magno__________7_______6________9___________10___________32
Guglielmo I___________8_______8_______10____________9___________35
Saladino_____________8_______8________9____________9___________34
Gengis Khan_________10_______7________9____________7___________33
Tamerlano____________8_______8________9____________6___________31

Gustavo Adolfo_______8_______9_______10____________6___________33
Marlborough__________9_______9________9____________5___________32
Eugenio di Savoia_____9_______8_______10____________7___________34
Federico II__________9_______9________8____________8___________34
Napoleone____________9______10_______10____________9___________38
Wellington___________8_______9________9____________8___________34

Lawrence d’Arabia_____6_______8________9____________7___________30
Rommel_______________6_______9________9____________6___________30
Patton_______________7_______7________9____________6___________29
Zhukov_______________9_______7________9____________9___________
[Modificato da Veldriss 08/04/2011 15:05]
Boardgame Medioevo Universale
https://www.giochix.it/scheda.php?lingua=0&crowd=0&&item=3898&
08/04/2011 14:59
 
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Re:
Sono quasi uguali ai miei parametri [SM=g27960]
vince napoleon [SM=g27964] [SM=g27964] [SM=g27964]

Per traiano: io considero veramente il massimo il periodo ed egli è l'incarnazione della perfezione costituzionale del principato adottivo

In sostanza "i romani sono i romani" e si contraddistinguono nel popolo in toto [SM=g27964] [SM=g27964]
solo cesare ha un valore particolare che lo contraddistingue




08/04/2011 18:18
 
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Re:
Veldriss, 08/04/2011 14.55:


L'antichità è dominata da 4 nomi che esercitano da sempre un grande fascino in chi è interessato allo studio della guerra: Alessandro Magno, il cui impero si estendeva dalla Grecia all'India; Annibale, capace di rifilare una sconfitta dietro l'altra ai Romani, per giunta in casa loro; Scipione l'Africano, imbattuto su tutti i fronti; e Giulio Cesare, sconfitto in alcune battaglie ma vincitore di tutte le guerre.
Nel Medioevo emergono Carlo Magno, unificatore dell'Europa, Guglielmo il Conquistatore, autore dell'unico sbarco riuscito in Inghilterra, Saladino, capace di unire il mondo musulmano, Gengis Khan, artefice di un impero esteso dalla Russia alla Cina, e Tamerlano, che di Gengis Khan fu un degno erede.
Per l'età moderna c'è un grande equilibrio tra Gustavo Adolfo di Svezia, modello per ogni condottiero successivo, il duca di Marlborough, imbattuto in 4 battaglie campali e 21 assedi, Eugenio di Savoia, brillante trascinatore di soldati, Federico II di Prussia, teorico della guerra e geniale stratega, Napoleone, essenza stessa del comando, e Wellington, capace di cogliere vittorie dall'India alla Spagna.
Nel Novecento, invece, i grandi condottieri in grado di conseguire punteggi degni degli altri latitano decisamente: i nomi che hanno lasciato un segno, almeno nell'immaginario collettivo, sono Lawrence d'Arabia, genio della guerriglia, Rommel, tattico d'eccellenza, Xhukov, némesi dei tedeschi, e Patton, maestro delle forze corazzate.



CONDOTTIERO Strategia Tattica Comando Incidenza storica TOTALE

Alessandro Magno_____8_______9_______10____________8___________35
Annibale_____________7______10________9____________6___________32
Scipione l’Africano____8______10________8____________8___________34
Giulio Cesare________9_______8________9___________10___________36

Carlo Magno__________7_______6________9___________10___________32
Guglielmo I___________8_______8_______10____________9___________35
Saladino_____________8_______8________9____________9___________34
Gengis Khan_________10_______7________9____________7___________33
Tamerlano____________8_______8________9____________6___________31

Gustavo Adolfo_______8_______9_______10____________6___________33
Marlborough__________9_______9________9____________5___________32
Eugenio di Savoia_____9_______8_______10____________7___________34
Federico II__________9_______9________8____________8___________34
Napoleone____________9______10_______10____________9___________38
Wellington___________8_______9________9____________8___________34

Lawrence d’Arabia_____6_______8________9____________7___________30
Rommel_______________6_______9________9____________6___________30
Patton_______________7_______7________9____________6___________29
Zhukov_______________9_______7________9____________9___________



Fantastico, i due che ho citato sono entrambi in lista.

Nel '900 personalmente avrei aggiunto Von Manstein e Guderian: il teorizzatore e l'esecutore materiale della Guerra Lampo corazzata che ha disfatto Polonia, Francia e (se non fosse intervenuto il Generale Inverno) Unione Sovietica.

Sono d'accordo nell'esclusione di Montgomery, che tutto sommato ha vinto quel che ha vinto con una sproporzione assurda di uomini e mezzi in suo favore. E le sue porcate le ha fatte (operazione Market Garden, fallimento totale...)

Su Zhukov non sono molto informato (so che è stato soprannominato "Il generale che non fu mai sconfitto): senza nulla togliere, mi viene però da sottolineare i grandi successi ottenuti dai Russi nella WWII dipendono anche (e forse soprattutto) dall'immensa quantità di uomini e mezzi che erano in grado di mobilitare e dall'assoluta incapacità dell'Alto Comando tedesco (leggasi: Hitler).
Un punteggio di 34 mi pare un po' troppo per Zukohv, ma mi informerò.

Tutto sommato contano anche altri fattori...
SE gustavo adolfo non fosse morto a Lutzen (sfiga)...
SE gli italiani avessero preso quella preda facilissima che era Malta all'inizio della WWII (incapacità degli Alti Comandi)...
SE non fosse morta la zarina proprio mentre la coalizione stava per schiacciare Federico II (culo)...
... Ma son così tanti che effettivamente una stima precisa è impossibile.
[Modificato da Panzer_Grenadiere 08/04/2011 18:24]
09/04/2011 00:38
 
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Re: Re: Re: Re:
Pico total war, 05/04/2011 09.44:



Il miglior generale della storia non è necessariamente il più bravo il migliore chi ha compiuto maggiori imprese ecc [SM=g27964]




Be se io avessi 15 palle sarei una carambola a questo punto. La storia non si fa nè con i se nè con i ma.
Mi perdonerai, Pirro potrà aver scritto trattati militari degni della migliore accademia ma fondamentalmente sul campo si rivelò un fallimento, non tanto per la parte tattica quanto per la concretizzazione del successo, e quindi non sta purtroppo al primo posto nella classifica dei migliori generali.


09/04/2011 03:57
 
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dico solo che dare solo 7 di tattica e incidenza storica a genghis kahn è una cosa ridicola.



09/04/2011 08:16
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
ironman1989., 09/04/2011 00.38:




Be se io avessi 15 palle sarei una carambola a questo punto. La storia non si fa nè con i se nè con i ma.
Mi perdonerai, Pirro potrà aver scritto trattati militari degni della migliore accademia ma fondamentalmente sul campo si rivelò un fallimento, non tanto per la parte tattica quanto per la concretizzazione del successo, e quindi non sta purtroppo al primo posto nella classifica dei migliori generali.




E infatti non lo è neanche rientrava in classifica [SM=g27960]
l'ho solo citato perché era stato messo in ballo

brancaleone da norcia, 09/04/2011 03.57:


dico solo che dare solo 7 di tattica e incidenza storica a genghis kahn è una cosa ridicola.

Eurocentrismo







09/04/2011 10:43
 
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Re:
brancaleone da norcia, 09/04/2011 03.57:


dico solo che dare solo 7 di tattica e incidenza storica a genghis kahn è una cosa ridicola.







[SM=g27960]


09/04/2011 12:48
 
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Mah, comunque è inutile cercare di dare una classifica definitiva... non si possono fare valutazioni oggettive ma solo soggettive.
Anche dove tutti siamo d'accordo (es Napoleone o Alessandro Magno) lo siamo non in base a dati oggettivi ma per comunanza di pensieri soggettivi. ;)
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09/04/2011 13:13
 
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Questo è vero, ma un 7 a Genghis Khan per tattica e incidenza storica non è una valutazione soggettiva, è semplicemente ridicolo.


09/04/2011 17:08
 
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Re:
ironman1989., 09/04/2011 13.13:

Questo è vero, ma un 7 a Genghis Khan per tattica e incidenza storica non è una valutazione soggettiva, è semplicemente ridicolo.




Non volendo definire dei deficienti giornalisti mi auguro preparati come volerlo giustificare? L'incidenza storica di Gengis in europa riguarda tutto sommato solo la storia delle steppe, un impero disgregato con tensioni interne (niente di diverso da alessandro alla fine) però se vogliamo dare un importanza al futuro vuoi mettere alessandro con genghis? secondo questa prospettiva ci sta
La tattica: noi parliamo di "mongoli", di stile di combattere mongolo che tutto sommato ricorda quello scita per non definirlo identico.. Gneghis non ha portato nulla alla tattica militare pura in quanto tale (secondo loro)

mi sento di giustificarlo secondo questi parametri
[Modificato da Pico total war 09/04/2011 17:09]




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